venerdì 19 giugno 2015

L'ultima guerra di Turno. Recensione della terza puntata de "I monologhi del destino"

Aspettavo con curiosità questa terza puntata de I monologhi del destino per vedere come avrebbero trattato l'antieroe Turno, il nemico di Enea destinato dal fato a soccombere.
Ero curioso perché la letteratura spesso si dimentica di certe figure "perdenti" sin dalla nascita ma non abbastanza prometeiche da ispirare con il loro sacrificio tragedie, romanzi o opere poetiche.
In controtendenza dunque la scelta della webserie; e una scelta che si dimostra molto felice.
Ci troviamo di fronte a un Turno nei momenti anteriori alla battaglia, che riflette con se stesso sul senso della sua guerra - consapevole di essere destinato al fallimento.
E' un Turno tormentato che alterna momenti di eroica accettazione a ricadute nel nichilismo più assoluto, quando in alcun modo riesce a dare un senso al suo sacrificio che sancirà la vittoria definitiva di Enea. Perché combattere? Perché lottare se tutto è già deciso e se la storia ti ricorderà come l'eterno perdente?
Ed ecco che da dramma personale i tormenti di Turno diventano quelli di tutti i combattenti; proprio perché il sacrificio è inutile diventa un sacrificio per tutti, una lotta per far sì che questa guerra sia l'ultima guerra, che dopo essa non ce ne siano altre e che, dopo il trionfo di Enea, l'umanità possa finalmente vivere in pace.
Il messaggio è molto simile a quello espresso da Patocka nell'ultimo saggio de "Saggi eretici di filosofia della storia". 
Il nonsenso della guerra e del sacrificio inutile di migliaia e migliaia di vite può essere superato soltanto se si comincia a combattere anche per il proprio nemico, nella speranza che questa guerra sia l'ultima. Il conflitto non diventa più una lotta per annientare il nemico, ma una guerra collettiva contro la guerra stessa.
Così Turno è pronto per affrontare la sua ultima ora.
Con gli occhi dello sconfitto viviamo i momenti finali della battaglia, in un interessante ribaltamento di prospettiva.
Il "pio" Enea affonda con ferocia la sua lancia nel petto di un Turno riverso al suolo e il suo volto è tutto fuorché quello di un "buono", così come tramandato dalla tradizione.


Anche la terza puntata è promossa a pieni voti, così come la sceneggiatura di Emilio Bologna, allo stesso tempo autore e attore con la fortuna di dar vita al suo personaggio.

Interessante la scelta scenografica dello sfondo; dai toni cupi e introspettivi delle puntata precedenti, che trasmettono la malinconia dei protagonisti, si passa a uno sfondo di fuoco che trasuda tutta la forza e il coraggio di questo Turno tenace come Leonida.


Daniele Palmieri




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