sabato 18 luglio 2015

La maledizione

A quanto pare, quando sono sul Naviglio a scrivere non sono io a ricercare le storie ma sono le storie a venire da me.
Dopo il breve aneddoto sul pazzo e la filosofia, un'altra storia origliata quest'oggi mi porta a scrivere queste poche righe.
Ero sempre allo stesso tavolo da pic-nic dell'altro giorno; deve avere qualche campo magnetico particolare quel posto.
Tuttavia, oggi nessun pensionato con la voglia di attaccar bottone.
Questa volta si tratta di un trio di ragazzotti, massimo 17 anni, due maschi e una femmina.
Rap italiano quasi a palla, cappellini, canotte. La discussione ronza da una parte all'altra finché, a un certo punto, si approda - chissà come - sulle terre del Califfato per parlare dell'ISIS.
Uno dei ragazzi, che di certo ne sapeva, dice che l'ISIS in realtà non è una minaccia che oh, sono stati respinti (non ho sentito bene da chi) e che in realtà è tutta una farsa, probabilmente non esiste neanche. Ed era uno che ne sapeva perché, oh, aveva letto queste cose su un sito internet.
Prende parola la ragazza, la voce narrante della nostra storia, e racconta di una loro conoscente siriana che porta il velo.
Giustamente, è siriana e loro la chiamano "Siria". Ebbene, questa Siria non la racconta giusta con quel velo, e infatti - racconta la ragazza - ogni volta che la vedono le urlano "Siriaaa" e poi qualche battuta su ISIS, terrorismo e giù di lì.
Ma Siria è così supponente da ignorarli e non far caso ai loro coraggiosi insulti; ogni volta non li guarda e passa avanti. Ogni volta, tranne una - continua a raccontare la ragazza.
Erano proprio sul Naviglio quando tutto è accaduto; Siria era per i fatti suoi, ovviamente con il velo, e ovviamente la ragazza e i suoi amici passandole davanti non hanno potuto non urlare "Siriaaa" e poi qualche battuta su ISIS, terrorismo e giù di lì.
Tuttavia, questa volta è accaduto qualcosa di diverso; Siria li ha guardati e - stando al racconto della ragazza - si è messa a cantare qualcosa in una lingua strana - probabilmente arabo, dice sempre la nostra voce narrante.
Al che, ha poi versato nel Naviglio dell'acqua contenuta nella sua bottiglietta da mezzo litro, come se stesse celebrando qualche rito strano. Anzi, sicuramente stava celebrando qualche rito strano, forse una maledizione - dice la nostra voce narrante - e in effetti l'accaduto le ha lasciato addosso una certa inquietudine.

Ora, non posso dire con certezza cosa stesse pensando la nostra Siria, tanto meno in che lingua abbia parlato e che cosa abbia detto.
Ma mi piace credere che la nostra Siria abbia pensato: "Cià, proviamo a urlare qualche parola senza senso - parole che non esistono nemmeno - e fare qualcosa di altrettanto insensato. Magari questi ignoranti si prendono paura e mi lasciano andare in giro tranquilla, senza che le altre persone abbiano paura che io possa esplodere da un momento all'altro."

Daniele Palmieri

domenica 12 luglio 2015

La filosofia con gli occhi di un pazzo

Qualche giorno fa ero sul Naviglio a scrivere, in zona Cernusco, in uno degli angoli verdi più belli della provincia milanese.
Come di consueto, mi siedo, da solo, a un tavolo da pic-nic libero in cerca di pace e silenzio, ma poco dopo vengo accerchiato da un gruppo di anziani attirati dal mio campo gravitazionale che si mettono a parlare del più e del meno (ma anche del per e del diviso). Solita routine.
In fin dei conti non mi dispiace; faccio sempre incontri piuttosto interessanti e, quando dopo mezz'oretta saluto con la scusa di dover tornare a casa - ma in realtà in cerca di un angolo davvero silenzioso - raramente le storie che ho sentito non mi lasciano qualche spunto di riflessione.
Non fa eccezione l'aneddoto che ho ascoltato questa settimana.
Il narratore era un anziano signore in pensione che aveva lavorato nell'ex manicomio di Cernusco, nell'epoca in cui centri di questo genere erano gestiti per lo più da suore col pugno di ferro e i malati venivano sedati non con siringhe o medicinali ma con bagni ghiacciati, cinghie e catene.

Ebbene, questo signore - in compagnia della moglie e amici della stessa età - saputo che studio Filosofia in statale, mi racconta che una volta hanno accudito nel loro centro un uomo che, come me, aveva studiato la stessa materia - e che, evidentemente, aveva fatto la fine di Nietzsche.
Non mi ha raccontato molti particolari sulla sua vita da internato, semplicemente questo aneddoto.
Da buon filosofo era solito parlare a oltranza, anche in quel luogo di reclusione dove ogni parola del paziente viene considerata come l'insensata farneticazione di un folle - ma, in fin dei conti, è il destino di noi filosofi anche allo scoperto.
In particolare, era solito ripetere la definizione che lui dava di "Filosofia" - definizione che è forse l'unico insegnamento di questo Socrate da manicomio ma che sarebbe davvero un peccato lasciar svanire nel nulla.
Ecco, la definizione che ripeteva a chiunque glielo chiedesse - o meno - era questa: "la Filosofia è quella materia senza la quale il mondo resta tale e quale".
Fine.
Tutti hanno sorriso quando il narratore ha terminato di raccontare questo breve squarcio del suo passato - io compreso. Ma mi è sembrato doverose aggiungere che forse il filosofo pazzo non aveva tutti i torti.

Daniele Palmieri

venerdì 3 luglio 2015

Not alone: quando farsa e tragedia vanno a braccetto

Mi pare di aver già scritto questa frase in un altro articolo, ma è l'unico commento che mi viene da fare: sulla via della storia farsa e tragedia vanno sempre a braccetto.
Sto parlando del video Not Alone della Catholic vote, associazione che, sinceramente, non conoscevo ma che non sento il bisogno di approfondire.
Riassumiamo la trama di questo profondissimo video.
Giovani cattolici denunciano con pacatezza il soprusi a cui sono sottoposti ogni giorno, in particolare in presenza di persone gay.
Questi soprusi sono le reazioni accese che vengono loro rivolte quando affermano che sono contrari ai matrimoni tra persone dello stesso sesso.
Un'idea che sono costretti, dunque, a tenersi dentro come se fosse un segreto innominabile. Ma, in fondo al tunnel, uno spiraglio di salvezza: "voi non siete soli" dice la voce di sottofondo. Che potremmo parafrasare con: "non siete gli unici a voler privare altre persone di diritti che voi possedete".
E giù (fintissime) lacrime di commozione (per cosa, poi, lo sanno solo loro).
Penso che il filmato parli da sé.
Ora, molti potrebbero pensare: "è giusto che loro esprimano la loro opinione. Se pensano che matrimoni tra persone dello stesso sesso sono sbagliati e che non dovrebbero essere celebrati, che male c'è?"
Obiezione legittima, che richiede una breve precisazione.
Quanto bisogna essere tolleranti con gli intolleranti?
La libertà di opinione ha un limite e quel limite è posto dal contenuto dell'opinione stessa; se professi un'ideologia che ha come fondamento la privazione della libertà altrui, la tua opinione può diventare strumenti di oppressione o discriminazione ai danni di un certo gruppo sociale. E non c'è da stupirsi se quel gruppo sociale non reagisce positivamente alla tua opinione.
Tutto così sembra molto astratto e in un certo senso contraddittorio, ma proviamo a immaginare cosa sarebbe successo se questo video fosse stato girato durante la guerra di secessione americana.
Protagonisti sarebbero stati dei sudisti e il tema sarebbe stato l'abolizione della schiavitù.
Cosa avrebbero detto questi sudisti? 

*Musica di sottofondo*

SUDISTA: 

"Ecco... ehm, le persone mi discriminano"
"Mi dicono che non sono il benvenuto semplicemente se io dico quello che penso"
"Ecco... ehm... io credo che i negri debbano continuare a lavorare nei nostri campi di cotone."
"Non sono razzista eh... ho molti amici negri... se passo in groppa al mio cavallo davanti a loro mentre lavorano la mia terra li saluto anche"
"E' solo che... (singhiozzo)... le persone mi discriminano perché dico che i negri sono nati schiavi e se mi trovo davanti a un negro non posso nemmeno tirar fuori l'argomento se non voglio essere insultato (lacrime)"

VOCE DI SOTTOFONDO: 

"Non ti preoccupare. Tu non sei da solo. C'è tutto l'esercito sudista con te. Tu non  sei da solo"

(Lacrime di gruppo - *rumore di catene in sottofondo*)

Daniele Palmieri