sabato 9 gennaio 2016

I negazionisti del riscaldamento globale

Vanilla Magazine ha recentemente pubblicato un articolo (http://www.vanillamagazine.it/images-of-change-la-nasa-pubblica-309-fotografie-dei-cambiamenti-climatici-della-terra/) che riporta alcune foto del sito "Images of Change" della NASA - National Aeronautics and Space Administration. Il sito in questione mette in mostra come il nostro mondo stia cambiando a causa dei cambiamenti climatici. E lo fa mediante i dati raccolti di anno in anno e, soprattutto, le immagini dei satelliti,
Sotto il post pubblicato da Vanilla Magazine, come era possibile immaginare, si è scatenata l'ignoranza della gente sull'argomento, incarnata alla perfezione dal commento più quotato, quello di un certo Marco nello screen qui sotto.




Il commento è esemplificativo dell'atteggiamento comune da parte dei negazionisti del riscaldamento globale: utilizzare la propria esperienza come metro di misura per verificare la veridicità del cambiamento in atto.
"E' vero, questo inverno è stato caldo, ma l'inverno scorso è stato freddo come gli altri, quindi non c'è nessun riscaldamento globale, è solo il clima che si comporta come vuole".
Questo tipo di ragionamento è intrinsecamente fallace. Non tiene in considerazione il fatto che i dati degli studi non si riferiscono a un arco di tempo di 365 giorni, come pensa il nostro caro Marco, ma a rilevazioni ben precise che cominciano, addirittura, dalla seconda metà dell'ottocento (se non prima in base ai documenti storici tramandati). E' chiaro che a un anno di distanza dall'altro il clima potrebbe sembrare quello di sempre, ma le variazioni da considerare sono quelle sul lungo periodo, non certo quelle di due passeggiate in montagna a un anno di distanza l'una dall'altra.
Credo che una mentalità simile affondi le sue radici nella volontà, consapevole o meno, di voler appositamente ignorare il problema. Ammetterlo significa dover cambiare le proprie abitudini quotidiane e le persone sono troppo pigre per farlo. Infatti, in un commento non riportato nello screen Marco dice "Cosa dovremmo fare, muoverci a piedi?".
E' solito dilemma dei commons che ci sta portando allo sfacelo.
Per chi non lo conoscesse, il dilemma dei commons è questo:
diversi contadini condividono lo stesso terreno. Tutti sono interessati a far brucare le proprie pecore per il maggior tempo possibile, affinché possano mangiare più erba e dunque avere più forze per riprodursi, crescere di numero e aumentare i profitti del contadino, visto che più pecore significa più latte, formaggio e lana da vendere.
Tuttavia, se ogni contadino ragiona in questo modo entro poco tempo non ci sarà più erba da brucare, poiché le pecore avranno fatto terra bruciata, calpestando il suolo e mangiando tutta l'erba disponibile in maniera intensiva.
Il problema è che nessuno di loro è disposto a mettere da parte i propri interessi egoistici per preservare il terreno. Infatti, il profitto più alto e a corto termine è percepito come tangibile, alla portata di mano, realizzabile, mentre quello a lungo termine e (apparentemente) meno vantaggioso di preservare il campo per il bene di tutti non viene nemmeno considerato.
In questo modo tutti i contadini finiscono per sfruttare le risorse disponibili finché, dopo pochi anni, l'erba smette di crescere, le pecore muoiono e i profitti sono azzerati.
Una situazione che non è molto diversa da quella che stiamo vivendo, causata dall'egoismo, dall'ignoranza e dalla pigrizia delle persone che non vogliono cambiare il proprio modo di vivere.


Daniele Palmieri

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