sabato 3 febbraio 2018

Chambers: Il Re Giallo e il cupo misticismo cosmico

Il Re Giallo è una raccolta di racconti, sospesi tra il gotico, il fantastico ma anche il realismo, di Robert Chambers, scrittore e pittore statunitense vissuto a cavallo tra XIX e XX secolo. 
Il titolo della raccolta prende il nome dai primi quattro racconti, gli unici legati tra loro e, probabilmente, i prediletti dal medesimo Chambers.
Filo conduttore di questi quattro racconti (Il riparatore di reputazioni, La maschera, Nella corte del Drago, Il Segno Giallo) è Il Re Giallo, un testo teatrale fittizio, che ispirerà a Lovecraft il suo Necronomicon e a Nic Pizzolato le atmosfere di True Detective, il cui contenuto è in grado di condurre alla follia gli incauti lettori. 
L'intera raccolta si apre proprio con un'evocativa poesia tratta da un atto del Re Giallo, uno dei pochi stralci di tale testo che verrà svelato al lettore:

"Le nuvole si infrangono come onde lungo la costa,

I Soli gemelli affondano nel lago
Mentre le ombre si allungano
A Carcosa.

Strana è la notte dove si levano stelle nere,
E lune mai viste solcano i cieli
Ma ancora più misteriosa è la perduta Carcosa.

Le Iadi canteranno canzoni,
Dove si agitano al vento i cenci del Re
Ma qui moriranno inascoltate
Mentre Carcosa si spegne.

Canto dell'anima mia, la mia voce è morta;
Muori anche tu, silenzioso, come lacrime mai piante
Destinati a seccarsi e a perire
Nella perduta Carcosa".

[La canzone di Cassilda, in Il Re Giallo, Atto I, Scena 2]


Questi versi misteriosi riassumono alla perfezione l'atmosfera dei quattro racconti legati da tale figura e, in tale analisi, non mi focalizzerò tanto sulle loro trame, quanto sul significato simbolico del Re Giallo e della sua tragedia.
Il Re Giallo è infatti l'indiscusso protagonista dei racconti, benché rimanga sempre sullo sfondo della narrazione e benché il contenuto stesso della tragedia non verrà mai rivelato ai lettori.
Ciò non fa che aumentare il fascino e il potere di questo testo. Il contenuto della tragedia, infatti, non verrà mai rivelato esattamente come i misteri antichi non potevano essere rivelati ai non-iniziati, e a noi è dato carpire il suo segreto soltanto per accenni e frammenti. 
Il Re Giallo, la tragedia che rende folli, testo sacro di un misterioso culto, è espressione di un misticismo cosmico dai toni cupi, in cui l'uomo è solo una goccia immersa in un oceano smisurato di tenebra. 
Carcosa, regno del Re Giallo, è la realtà parallela destinata alle anime che scoprono l'intimo e terribile segreto dell'Universo; ma, lungi dall'essere una "realtà parallela" scevra dal mondo, è in realtà il luogo dal quale la misteriosa figura del Re Giallo muove le invisibili trame del mondo, sventolando alla brezza il suo mantello giallo e logoro.
Una città in rovina, dominata da un Re dagli stracci logori, popolata da anime mute e perdute: metafore strettamente legate tra loro, espressione di un Cosmo in cui ogni cosa è destinata a svanire nel Nulla; un Nulla misterioso, nel cui abisso non sappiamo cosa si cela, ma un Oblio che ci brama e che risucchia tutto ciò che è stato di noi. Il Re Giallo è il re-teurgo che incanala questo abisso divino, le cui mani e i cui stracci logori veicolano questa forza terribile, di cui lui è emissario e testimone. Come si legge in un altro frammento della tragedia: "E' una cosa spaventosa cadere nelle mani del Dio vivente!".
A dominare l'Universo è questa forza che logora il mondo, dall'esterno e dall'interno.
La morte è l'agente corrosivo che svela agli uomini l'atroce realtà: il loro volto non è altro che una pallida maschera, che la triste mietitrice sfila alla nostra dipartita, svelando il vuoto che essa celava, per consegnare tale fantoccio agli stracci logori del Re Giallo. Verità terribile, poiché la maschera che indossiamo nasconde l'orrore che celiamo dentro e che tentiamo vanamente di dimenticare.
Si legge, ad esempio, in un altro frammento della fantomatica tragedia:

"Camilla: Signore, dovreste togliervi la maschera.
Straniero: Davvero?
Cassilda: Davvero, è il momento. Tutti abbiamo deposto i travestimenti, tranne voi.
Straniero: Non indosso una maschera.
Camilla: (terrorizzata, a parte a Cassilda): Non ha una maschera? Non ha una maschera!"

Tema, quello della maschera e della morte, che ricorre anche "Il paradiso del profeta" che, pur non essendo direttamente legato ai quattro racconti precedenti, ne condivide il tono mistico e le immagini ricorrenti:

"Il Pagliaccio volse il viso infarinato verso lo specchio.
"Se essere chiari vuol dire essere belli", disse, "chi può paragonarsi a me con la maschera bianca?". [...] "Chi può paragonarsi a me?", disse la Morte, "Io sono ancora più pallida". "Sei bellissima" sospirò il Pagliaccio, distogliendo il viso infarinato dallo specchio" (Il Re Giallo, Chambers, Vallardi Edizioni)

Inermi sudditi del Re Giallo, non possiamo fuggire al fascino terribile e perverso che esso emana e, come falene che volano e si bruciano nel fuoco, siamo destinati a cadere nelle sue mani, a sacrificare ciò che di noi abbiamo più caro sull'altare sacrificale dell'esistenza, poiché il Cosmo, suo Tempio, reclama le nostre vite e le nostre passioni. Sempre ne "Il paradiso del profeta" si legge:

"Ho ucciso colui che amavo!" Gridò la donna, "Il mondo è assetato; ora potrà bere!" Passò oltre, e da lontano la guardai versare sangue sui fiori dai petali più bianchi della neve, dai cuori d'oro puro" (Il Re Giallo, Chambers, Vallardi Edizioni).


Chambers, Il Re Giallo, Vallardi Edizioni

Daniele Palmieri

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